Elementare Watson. Sherlock Holmes in salsa Matrix
All’inizio, proprio nelle prime scene del film, c’è un’immagine che riprende Magritte, con tanto di uomo con cappello a bombetta e mela.
Poi “Sherlock Holmes” la pellicola diretta (e orchestrata) da Guy Ritchie prende una strada tutta sua.
Inconsistente a livello narrativo (e ce lo aspettavamo), a livello estetico è un puro divertissement, la voglia di un regista di mettere su schermo scene che probabilmente aveva in mente (e aveva già visto da tempo). Ecco che così – pur nell’ineccepibile confezione – escono fuori due ore di giochi, effetti, salti e scontri alla Matrix, senza avere l’originalità e la forza di questo film che ha segnato un’era e ha fatto scuola, nel bene (La Tigre e il Dragone, per dirne una) e nel male (centinaia di film girati solo per far saltare e volteggiare i personaggi). A guardarlo bene il protagonista strizza pure l’occhio all’eletto di Matrix (Neo), indossando in qualche scena un paio di evocativi occhialini. Un film ben girato, con momenti visivamente divertenti. Tutto qui.
E Sherlock Holmes? Beh, nemmeno l’ombra. Sir Arthur Conan Doyle non è neanche evocato… dovrà aspettare un’altra pellicola. Questa poteva pure chiamarsi “Mario Rossi” e nessuno lo avrebbe notato.