Cinema a fior di pelle
L’ultimo film di Almodóvar (come sempre ma ancor di più) La Pelle che Abito, non avrebbe potuto essere pensato, scritto e girato da nessun altro all’infuori di lui (che ne è consapevole firmando la sua pellicola solo con il cognome Almodovar, ormai segno e signature di un autore ma ancor di più di un cinema, il suo appunto).
La pelle del titolo è quello che ciascuno di noi abita, quella che ci mette in contatto col mondo e allo stesso tempo ci protegge da esso; una pelle che il chirurgo lavora e forgia così come il regista manipola la pellicola. Pelle e pellicola, “superfici” dove si scrive una storia, le emozioni e la nostra vita; pelle mutata e mutante che cela e disvela, che rappresenta il nostro aspetto ma che è anche la nostra percezione e il nostro sentire. E una pelle che per quanto modificata e plasmata non potrà mai contenere la nostra anima: come quella di Vera che fuoriesce dalla sua pelle (nella quale sembrava essersi adattata e assai bene) quando una foto le ricorda chi è e chi esiste dentro di lei.
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Reviewer
Cristina Bellettini
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La Pelle che Abito di Almodóvar recensione
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